sabato 29 dicembre 2012

“Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica: quante volte provocano?”. Questo il titolo del testo affisso dal parroco di S.Terenzio (Lerici) sulla bacheca della sua chiesa, in cui si legge che “...le donne sempre più spesso provocano con vestiti succinti e cadono nell’arroganza, finendo per esasperare le tensioni”.
Il parroco è ancora più esplicito nel corso di una intervista al GR2, in cui precisa che una donna in abiti succinti scatena inevitabilmente gli istinti maschili, a meno che non si sia froci. Se questo è il livello culturale, non varrebbe la pena di usare il proprio tempo per un commento.
Il problema è che in Italia quest’anno sono state uccise 120 donne, per cui un manifesto del genere si configura come istigazione a uccidere o come perdono preventivo ai futuri assassini uomini, i quali poverini si sa che non sono in grado di resistere ai propri istinti animali. Così in un sol colpo il baldo parroco riesce ad offendere, in par condicio, donne e uomini.
Il fatto che quest’uomo si senta in diritto di esprimere così apertamente il suo disprezzo verso le donne , chiama in causa l’organizzazione di cui fa parte, quelle gerarchie ecclesiastiche tanto prodighe nel lanciare allarmi contro la legge sull’aborto o la fecondazione assistita, quanto silenziose sulla strage di donne che si consuma nel nostro paese.
D’altra parte, questo spiega perché i vari governi che si sono succeduti, tutti più o meno proni alla volontà del Vaticano, non abbiano mai messo in agenda il problema del femminicidio, che è uno dei più alti d’Europa. Anche su questo noi donne valuteremo le formazioni politiche che si presenteranno alle prossime elezioni.
Oggi siamo solidali e vicine alle donne di Lerici.

Se non ora quando-Cerveteri

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