domenica 26 febbraio 2012


 ° APERITIVO IN MUSICA E POESIA °
GIOVEDì 1 MARZO - Ore 17.00 
Presentazione del LABORATORIO DI BUONA POLITICA
SIETE TUTTI INVITATI !!!
c/o i bellissimi locali della Polisportiva LA ROSA BIANCA  

giovedì 16 febbraio 2012

Lettera aperta del Comitato “Se non ora quando” di Cerveteri ai partiti e alle liste civiche della nostra città


Il movimento “Se non ora quando” nasce a livello nazionale il 13 Febbraio 2011 quando, grazie all’appello di un gruppo di donne, un milione di persone sono scese in piazza per chiedere dignità e rispetto per le donne. Da più parti si afferma che quella manifestazione costituì il primo tassello che, con un effetto domino, ha portato alla caduta del Governo Berlusconi. Il governo è cambiato, i nostri problemi invece sono gli stessi, perciò la rete dei comitati Snoq sta preparando un’agenda politica di genere, da presentare alle istituzioni.

Il Comitato “Se non ora quando” di Cerveteri, che è stato costituito lo scorso Novembre con un incontro pubblico nella ex Aula Consiliare, in linea con gli altri comitati vuole raccogliere i bisogni e i desideri delle donne del territorio, affinché il loro punto di vista diventi imprescindibile nella organizzazione politica, sociale, culturale ed economica della nostra città.

La grave crisi morale e politica che Cerveteri soffre da troppo tempo, dimostra che a nulla valgono aggiustamenti vari, dettati dall’emergenza, di problemi antichi. Quello che serve è esplicitare norme di condotta pubblica e privata, che declinino comportamenti coerenti: dal rispetto delle istituzioni che si rappresentano, al senso di responsabilità, dal senso del dovere al senso di giustizia.

Ma non basta, c’è anche bisogno di un immaginario diverso e di un linguaggio che lo descriva. Cosa si intende esattamente quando si parla di Politica? Per noi ha senso solo se essa mette al centro del suo agire il benessere dei cittadini, i loro bisogni, ma anche i loro sogni. Se tradisce questa funzione, se non riesce ad avere una visione del futuro, allora si limita ad amministrare l’esistente, correndo il rischio di cadere preda di mire utilitaristiche, che niente hanno a che fare col progresso del territorio. Per noi Politica significa asili nido e scuole confortevoli, sicurezza, cultura, luoghi che favoriscano la socializzazione, spazi verdi ben tenuti, valorizzazione dei saperi e delle risorse del territorio, rispetto per l’ambiente, centri antiviolenza e di sostegno alle donne, lavoro inteso come una fra le tante attività degli esseri umani, scelta libera della maternità senza essere costrette a firmare dimissioni in bianco, rispetto dei tempi di vita, cura delle persone e delle cose, difesa dei beni comuni, accoglienza.

E significa, innanzitutto, l’ambizione e l’impegno di ridare ad ognuna di queste parole il loro significato originario, affinché si possa rifondare il patto di fiducia tra governanti e cittadini, essenziale nella vita democratica.

Noi donne, con le nostre competenze, la nostra capacità progettuale, la nostra familiarità alla cura e la nostra credibilità, siamo in grado di contribuire a ricomporre questa realtà degradata. Non ci tireremo indietro, ma questa volta parteciperemo da protagoniste, non come portatrici d’acqua. Non accettiamo, com’è avvenuto finora, una rappresentanza irregolare, che ignori la metà dei cittadini, perché non esiste democrazia se non ci sono donne e uomini al governo. Per questo, ai partiti e alle liste civiche che concorreranno alle prossime elezioni amministrative della nostra città, chiediamo la rappresentanza paritaria, 50/50. Chi ancora una volta si sottrarrà a questa domanda di giustizia, non avrà la nostra simpatia, né il nostro sostegno. D’ora in poi, una donna, un voto, convinte come siamo che un paese pensato e costruito insieme alle donne, è un paese migliore anche per gli uomini. 

Comitato “Se non ora quando” di Cerveteri

sabato 11 febbraio 2012

Il gioco dei potenti della terra

E’ solo un gioco, uno stramaledetto gioco riservato a un gruppo ristretto di persone molto ricche, talmente ricche che voi ed io non riusciamo nemmeno ad immaginare. E’ un club esclusivo ed elusivo, senza una sede riconosciuta, né un indirizzo, ma che si riunisce con regolarità. A quei livelli il possesso della decima villa megagalattica, del quarto lussuosissimo aereo privato, del settimo yacht, dell’allevamento grande quanto un paese, evidentemente non dà più alcuna gioia
Come provare di nuovo il gusto della vita? Non con un bicchiere di Averna tra amici, evidentemente, ma con un gioco antico eppure sempre eccitante: la scommessa. Sempre a quei livelli non è che si scommette sul fatto che il sasso che lancio io in mare andrà più lontano del tuo. No, lì il gioco è basato sul potere: il mio è più grande del tuo. Questa è la molla. Così si comincia a scommettere su quello che non c’è ma potrebbe accadere; si creano bolle che scoppiano all’improvviso investendo progetti di vita di migliaia di persone inconsapevoli; si scommette sulla bancarotta di un piccolo paese, poi di uno più grande e, perché no?, di un intero continente.

Ovviamente, perché questo gioco possa avvenire ha bisogno della condivisione di molti. Com’è possibile, ci chiediamo voi ed io. Credo che ci siano più componenti. Intanto l’estrema ricchezza genera soggezione in chi non ce l’ha. Uno pensa “chi sono io per mettere in discussione l’operato di persone che, per avere raggiunto un tale potere, sanno sicuramente quello che fanno?”. Poi c’è il conformismo, il pensiero unico, che è la vera perniciosa epidemia dei nostri tempi, e che ha appestato innanzitutto i governi delle nazioni. I cosiddetti “grandi” della terra, e mai aggettivo fu più ridicolo, si sono affrettati tutti ad inchinarsi ai membri del club e fanno a gara a fare la faccia feroce e a mandare la polizia contro i loro cittadini, che protestano per le condizioni di vita improvvisamente impoverite. Infine c’è la formazione. Quando il club ha deciso di avviare il suo gioco, ha capito che per una sua diffusione capillare aveva bisogno di addestrare un esercito di giovani. I quali, proprio in virtù dell’addestramento, hanno portato avanti il progetto con convinzione e molta determinazione. Tipo quelli della Lehman Brothers, che il giorno prima vivevano in villa in quartieri esclusivi e viaggiavano in Porsche e il mattino dopo si sono ritrovati, storditi, con una scatola di cartone in mano sul marciapiede davanti ai loro uffici.

Ora, mettiamoci nei panni dei membri del club. Se io posso giocare con la vita di milioni di persone, se permettete, mi sento un dio, e se sono un dio, posso giocare anche con la loro morte. Questo devono avere pensato quando hanno deciso di lanciare una nuova scommessa. Perché non scommettere sulla morte degli anziani? Si prende un gruppo di persone anziane consenzienti (sic!) e si scommette che moriranno presto. Sì, ma chi scommetterà che moriranno più tardi? Non ci crederete, ma hanno trovato l’altro scommettitore, una banca solitamente severa, che invece per l’occasione si è scoperta una natura giuliva: la Deutsche Bank. Sono nati così i cosiddetti “bond della morte”. Ve l’immaginate, nel prossimo futuro, lo scontro fra questi Golia? E noi, poveri Davide, siamo condannati a fare da spettatori, o peggio, da vittime designate? Non so voi, ma io ho scelto un sasso adatto alla bisogna e mi sto esercitando a prendere la mira.

Non con intento polemico, ma come semplice constatazione, è doveroso aggiungere che i membri del club sono tutti uomini.

a.m.-snoq.cerveteri

martedì 7 febbraio 2012

Le due ultime scene, in ordine di tempo, del capitolo “Uomini che odiano le donne, e le uccidono”


La prima: la pronuncia della terza sezione penale della Corte di Cassazione, già nota peraltro per la sentenza sui jeans, che equipara, non ritenendolo un aggravante, lo stupro di gruppo allo stupro individuale. Evidentemente, non c’è differenza per la donna vittima subire uno stupro o cinque o sei, con il branco acclamante sullo sfondo. E’ insopportabile l’arretratezza culturale e quindi l’inadeguatezza del nostro sistema giuridico e del nostro Parlamento quando si tratti di violenza sulla donna, che è innanzitutto violenza alla persona. La violenza su una donna non è solo violenza su tutte noi, è anche segno di imbarbarimento per tutta la società. Anche per questo vogliamo la democrazia paritaria: 50/50 nel potere legislativo e giudiziario.

Seconda scena: Roma, una donna in ospedale, già vittima di stalking da parte del suo compagno il quale per vendicarsi getta il loro figlioletto nel fiume. Ha qualcosa da dire la Politica su questo evento tragico e sui casi di femminicidio che ormai si susseguono a ritmo quotidiano? Le risposte tangibili avute finora sono i tagli dei fondi ai centri antiviolenza e di sostegno alle donne. E i nostri uomini, non hanno niente da dire? Cosa aspettano a unirsi a noi nel dolore e nella denuncia?

a.m.-snoq.cerveteri

domenica 5 febbraio 2012


Mini guida ad alcuni vocaboli comunemente abusati

Mi propongo e vi propongo un’operazione in itinere di igiene del linguaggio, ossia ripulire le parole dalle scorie che comportamenti opportunistici, conformistici o di pigrizia mentale, vi hanno depositato, mistificandone e persino snaturandone il senso.

GUERRA UMANITARIA: per il carico di violenza, di dolore, di distruzione, di perdita di umanità, che implica il vocabolo “guerra”, in nessun caso può essere associato all’aggettivo “umanitario”. Qui realmente si tratta di una snaturazione del significato.

CAPITALE UMANO, RISORSE UMANE: non si capisce il nesso tra l’aggettivo umano e i termini capitale e risorse, che hanno una connotazione economica o comunque utilitaristica. Esistono in italiano termini perfettamente comprensibili, quali personale, lavoratori, dipendenti, professionisti, imprenditori, ecc.

ESUBERI: la definizione che fornisce il vocabolario è quantità eccedente. Notiamo innanzitutto che il termine quantità non implica la qualità, che può differenziare gli “eccedenti”; inoltre, chi, e in base a che cosa, stabilisce la quantità eccedente? Si tratta in ogni caso di un termine volutamente poco chiaro: diversa, infatti, sarebbe la nostra percezione se si usassero le parole reali, quali perdenti posto/lavoro, disoccupati, cassintegrati.

SECONDA REPUBBLICA: è un falso. La seconda repubblica si avrà nel nostro paese quando i governanti acquisiranno la cultura del servizio pubblico e i governati quella dell’esercizio della cittadinanza.

CREDITO, DEBITO, PRODUZIONE, SPENDIBILITA’: vocaboli che quotidianamente vengono usati da chi opera nella scuola e che certo sarebbero più adatti nel consiglio di amministrazione di un’azienda.

DISCESA IN CAMPO: mutuata dal linguaggio calcistico, l’unico evidentemente familiare a chi per primo ne ha fatto uso, è uno dei vocaboli più usati. Si leggono e si ascoltano assurdità del tipo: discesa in campo del papa, di uno stilista, di un’associazione, ecc., laddove si tratta invece di fare o entrare in politica; prendere o ribadire una posizione; intervenire.

SQUADRA DI GOVERNO: ma cosa si usava in questo caso 17 anni fa? Gruppo, equipe? La Politica è troppo importante per definirla con metafore calcistiche.
Poi vi sono termini da sguardo truce e mascella quadrata.

POLEMICA, usato abbondantemente al posto di dibattito, scambio di opinioni, divergenza di vedute, rimostranze, ecc.

ASSALTO (per esempio ai giardini del Quirinale; ai cinema di prima visione; ai negozi nei giorni di saldi, mentre le immagini in tv o le foto sui giornali mostrano persone ordinatamente in fila), laddove si tratta evidentemente di folla, moltitudine, ecc.

INVASIONE di clandestini, invece di arrivo di cittadini extracomunitari.

EMERGENZA o ALLARME per il caldo in estate e il freddo in inverno. Se capiterà una vera emergenza di tipo climatico, che vocaboli ci dovremo inventare, dal momento che questi li abbiamo usurati ad ogni cambio di stagione?
E, in generale, a chi e a cosa serve questo livello permanente di ansia, di ostilità, di scontro? Certamente non al processo di maturità democratica del paese, né tantomeno alla serenità dei cittadini.

UOMO CON GLI ATTRIBUTI (evito di usare l’espressione volgare, che è comunque la più diffusa): è pleonastico; poiché si fa riferimento ai genitali maschili, è evidente che l’essere uomo ne implica il possesso. Non sarebbe più corretto ed elegante sostituire tale definizione carica di testosterone, con uomo di valore?

DONNA CON GLI ATTRIBUTI: è un’aberrazione contro natura per quanto detto sopra, con l’aggravante che l’essere una donna di valore implica la negazione della propria femminilità.

Anna Maria Miceli