La prima: la pronuncia della terza sezione penale della
Corte di Cassazione, già nota peraltro per la sentenza sui jeans, che equipara,
non ritenendolo un aggravante, lo stupro di gruppo allo stupro individuale.
Evidentemente, non c’è differenza per la donna vittima subire uno stupro o
cinque o sei, con il branco acclamante sullo sfondo. E’ insopportabile l’arretratezza culturale e
quindi l’inadeguatezza del nostro sistema giuridico e del nostro Parlamento
quando si tratti di violenza sulla donna, che è innanzitutto violenza alla
persona. La violenza su una donna non è solo violenza su tutte noi, è anche
segno di imbarbarimento per tutta la società.
Anche per questo vogliamo la democrazia paritaria: 50/50 nel potere
legislativo e giudiziario.
Seconda scena: Roma, una donna in ospedale, già vittima di
stalking da parte del suo compagno il quale per vendicarsi getta il loro
figlioletto nel fiume. Ha qualcosa da dire la Politica su questo evento tragico
e sui casi di femminicidio che ormai si susseguono a ritmo quotidiano? Le
risposte tangibili avute finora sono i tagli dei fondi ai centri antiviolenza e
di sostegno alle donne. E i nostri uomini, non hanno niente da dire? Cosa
aspettano a unirsi a noi nel dolore e nella denuncia?
a.m.-snoq.cerveteri
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