sabato 11 febbraio 2012

Il gioco dei potenti della terra

E’ solo un gioco, uno stramaledetto gioco riservato a un gruppo ristretto di persone molto ricche, talmente ricche che voi ed io non riusciamo nemmeno ad immaginare. E’ un club esclusivo ed elusivo, senza una sede riconosciuta, né un indirizzo, ma che si riunisce con regolarità. A quei livelli il possesso della decima villa megagalattica, del quarto lussuosissimo aereo privato, del settimo yacht, dell’allevamento grande quanto un paese, evidentemente non dà più alcuna gioia
Come provare di nuovo il gusto della vita? Non con un bicchiere di Averna tra amici, evidentemente, ma con un gioco antico eppure sempre eccitante: la scommessa. Sempre a quei livelli non è che si scommette sul fatto che il sasso che lancio io in mare andrà più lontano del tuo. No, lì il gioco è basato sul potere: il mio è più grande del tuo. Questa è la molla. Così si comincia a scommettere su quello che non c’è ma potrebbe accadere; si creano bolle che scoppiano all’improvviso investendo progetti di vita di migliaia di persone inconsapevoli; si scommette sulla bancarotta di un piccolo paese, poi di uno più grande e, perché no?, di un intero continente.

Ovviamente, perché questo gioco possa avvenire ha bisogno della condivisione di molti. Com’è possibile, ci chiediamo voi ed io. Credo che ci siano più componenti. Intanto l’estrema ricchezza genera soggezione in chi non ce l’ha. Uno pensa “chi sono io per mettere in discussione l’operato di persone che, per avere raggiunto un tale potere, sanno sicuramente quello che fanno?”. Poi c’è il conformismo, il pensiero unico, che è la vera perniciosa epidemia dei nostri tempi, e che ha appestato innanzitutto i governi delle nazioni. I cosiddetti “grandi” della terra, e mai aggettivo fu più ridicolo, si sono affrettati tutti ad inchinarsi ai membri del club e fanno a gara a fare la faccia feroce e a mandare la polizia contro i loro cittadini, che protestano per le condizioni di vita improvvisamente impoverite. Infine c’è la formazione. Quando il club ha deciso di avviare il suo gioco, ha capito che per una sua diffusione capillare aveva bisogno di addestrare un esercito di giovani. I quali, proprio in virtù dell’addestramento, hanno portato avanti il progetto con convinzione e molta determinazione. Tipo quelli della Lehman Brothers, che il giorno prima vivevano in villa in quartieri esclusivi e viaggiavano in Porsche e il mattino dopo si sono ritrovati, storditi, con una scatola di cartone in mano sul marciapiede davanti ai loro uffici.

Ora, mettiamoci nei panni dei membri del club. Se io posso giocare con la vita di milioni di persone, se permettete, mi sento un dio, e se sono un dio, posso giocare anche con la loro morte. Questo devono avere pensato quando hanno deciso di lanciare una nuova scommessa. Perché non scommettere sulla morte degli anziani? Si prende un gruppo di persone anziane consenzienti (sic!) e si scommette che moriranno presto. Sì, ma chi scommetterà che moriranno più tardi? Non ci crederete, ma hanno trovato l’altro scommettitore, una banca solitamente severa, che invece per l’occasione si è scoperta una natura giuliva: la Deutsche Bank. Sono nati così i cosiddetti “bond della morte”. Ve l’immaginate, nel prossimo futuro, lo scontro fra questi Golia? E noi, poveri Davide, siamo condannati a fare da spettatori, o peggio, da vittime designate? Non so voi, ma io ho scelto un sasso adatto alla bisogna e mi sto esercitando a prendere la mira.

Non con intento polemico, ma come semplice constatazione, è doveroso aggiungere che i membri del club sono tutti uomini.

a.m.-snoq.cerveteri

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